martedì 2 giugno 2015

Illusioni di un Tramonto - dal quinto canto dell'"Art Nouveau" di Giancarlo Petrella

Si parte da un gesto, da un’azione compiuta da delle dita. Vengono evocate quattro arti, in successione la musica, la poesia, la scultura e la pittura.
Numerologia: ogni composizione della sezione quadri presenta quattro strofe, ognuna composta da sette versi.
Veronica Veronese guidò questi versi:
omaggio a Dante Gabriel Rossetti;
i colori costudiscono questo canto
l'Autore
Elena sollecita silenziosa[1]
a un violino le virginee[2] dormienti[3]
trecce,[4] incuriosita dall’armoniosa
pace;[5] curiosi[6] scivolano i lenti
rosei delfini[7] verso l’inascosa
grotta,[8] quasi armoniosa a' crini rossi;[9]
discendenti come l’appropinquarsi
in un tramonto del solare sonno.[10]

Mesci le parole su nivee pagine;[11]
glorificati che li occhi screziati[12]
volgonsi su di esse;[13] fine come aghi
le dita scivolano sui silenzi
irrispettati,[14] d’un riso presagi;
non ingannarla mai, l'Imperatrice
dell'illusione,[15] poiché santità
di venerazione consacri il verbo.[16]

Nuvole notturne simili a beate
sovracciglia giungono sovra[17] un triste
immobile fanciullo,[18] da’ silenzi
scolpito,[19] pensieroso putto;[20] tacita
ella dal veron[21] lo mira,[22] marmorea
la sua pelle[23] come inviolate pagine
scritte sul volto del Nulla;[24] susseguono
le epoche, e una sola certezza giace.

Pur se pinger può uno sfocato affresco
un sogno, mai il vivo bisso, deciso,
liberale,[25] emular li occhi screziati;[26]
l’occhio che ver lei si muove avventato:[27]
mille colori dolcemente, ciglio
del sogno,[28] lo feriscono;[29] si chiude
discendente come l’appropinquarsi
del sonno solare lo sguardo tacito.[30]

[1]Quasi furtivamente, in tutto il canto si assiste al contrasto fra il silenzio e la musica, fra la gestualità e l’immobilità. Ndc
[2]Intatte, ancora non sfiorate. Ndc
[3]Le inarcature impediscono una facilità di canto, una monotonia di corde.
[4]Le corde del violino che ancora non suonano. Ndc
[5]Prima che Elena sfiorasse le corde del violino, le virginee dormienti trecce, vi era il silenzio, l’armoniosa pace. Ndc
[6]Curiosi come lei. Ndc
[7]Le rosee dita. Ndc
[8]I fori della cassa acustica del violino. Ndc
[9]Quasi dello stesso colore. Ndc
[10]I capelli scendono come il calare della luce del sole; entrambi gli eventi sono caratterizzati dal colore rosso. Ndc
[11]Esortazione rivolta al poeta; si può constatare che nel canto le pagine e la scrittura rimandano al bianco, questo accade o per sottolineare il contrasto fra il bianco e il nero (la carta e l’inchiostro) o in quanto la carta, in assenza della scrittura, è bianca e rimanda all’idea di purezza, in assenza di alcuna traccia. Ndc
[12]Il colore degli occhi della donna amata non è ben definito. Ndc
[13]Elena, nella scena, legge quanto è scritto, cioè questi versi. Ndc
[14]Il silenzio è sempre ben presente e, nel momento in cui il violino viene suonato, il silenzio non viene rispettato; le dita scivolano, come se, con dolcezza, fossero costrette a farlo. Ndc
[15]L’inganno non è l’illusione; la fantasia non è immaginazione.
[16]Per mezzo del canto. Ndc
[17]Sovra, non sopra.
[18]È sera. Ndc
[19]Viene ripreso il tema del silenzio. Ndc
[20]Probabilmente un cupido, simbolo dell’amore per eccellenza. Ndc
[21]Arcaismo, che riesce tuttavia a non appesantire il verso. Ndc
[22]In tutta l’opera è presente un gioco di sguardi. Ndc
[23]Bianchissime, come il marmo. Ndc
[24]Talmente bianche, che sopra non v’è scritto nulla: inviolate. Ndc
[25]Foscolo, Le Grazie, ed. G. Chiarini, vv. 62-63: «E selve ampie d'ulivi, e liberali/I colli di Lieo: rosea salute».
[26]Un affresco può dipingere persino un sogno (il pur sottolinea la difficoltà di ciò), ma non la viva veste di lei, tanto elogiata, con un colore così acceso, può emulare i suoi occhi; ovvero, per quanto la veste abbia un colore magnifico, non è nulla al confronto dei suoi occhi. Ndc
[27]Sono occhi pericolosi. Ndc
[28]Nei sogni, i colori non sono mai ben delineati. Ndc
[29]Gli occhi non riescono a sopportare tale “fatica”. Ndc
[30]Si riprende il tema del tramonto; gli occhi si sono così tanto affaticati da tale bellezza che, come in un sogno, si riposano e si chiudono, come termina il giorno durante un tramonto: questi due ultimi versi riprendono totalmente le tematiche del canto. Ndc


di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Art Nouveau”
Proprietà letteraria riservata©


nb. L'introduzione e le note segnalate con la dicitura Ndc sono a cura di Nicoletta Pia Rinaldi - Proprietà letteraria riservata©

Analisi metrica di Mario Famularo:
Per quanto riguarda l’analisi metrica del componimento Illusioni di un Tramonto di Giancarlo Petrella, partiamo dalla prima strofa: 1° 5° 10°
3° 7° 10°
1° 5° 10°
1° 4° 6° 10°
1° 4° 6° 10°
1° 3° 6° 8° 10°
3° 5° 10°
2° 4° 6° 8° 10°
L'endecasillabo canonico l’Autore lo mantiene su otto versi quattro volte; negli altri compie delle progressioni accentuative: nel penultimo verso si sposta prima l'accento dalla 6° sillaba alla 5° mantenendo fisso quello della 3° — poi nell'ultimo alterna dalle 3° e 5° alle 2°, 4° e 6° il che crea un interessante ritmo ondulatorio. Se si nota il passaggio dal terzo al quarto verso si constata l’alternarsi dell'accento di 5° a quelli di 4° e 6°, ciò crea una progressione che dà un ritmo ondulatorio, come quello dell'esametro latino, ma si può benissimo andare oltre, e considerarlo come una visione più moderna della metrica. Il discorso che l’Autore sostiene nella Prefazione riguardante i quaternari può essere così svolto: il verso 3° 7° 10° possiamo leggerlo come "a un violì 3° no || le virgì 3° ne || e dormie 3° nti" tre quaternari di fila, o se si preferisce, un trimetro di tre peoni terzi; se poniamo a leggerli con i piedi è tutto legittimo e inoltre, il fatto che l’Autore alterni endecasillabi canonici ad endecasillabi non canonici, crea modulazioni. Va precisato che non si tratta di un'operazione inconsapevole, come potrebbe essere stato per i duecenteschi e i trecenteschi (questa è la differenza essenziale da un punto di vista metrico con loro): l’Autore conosce il canone e se ne discosta consapevolmente e parzialmente.
Analizziamo gli accenti della seconda strofa:
1° 5° 8° 10°
4° 7° 10°
1° 5° 7° 10°
2° 4° 8° 10°
4° 7° 10°
3° 6° 10°
4° 7° 10°
5° 8° 10°
quanto detto è confermato; ovvero sono evidenti le alternanze accentuative, le progressioni (vedasi come si modulano le posizioni, ad esempio: 5-4-5-4-4-3-4-5, o 8-7-7-8-7-6-7-8).
Quindi non si può concepire il tutto come “operazione strampalata”, pericolo che l’Autore ha evocato, ma come un modo per impiegare l'endecasillabo canonico con particolare modulazioni del ritmo, come avviene per analogia nell'esametro latino.

Proprietà letteraria riservata©

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