lunedì 28 settembre 2015

Meditando sulla "Persefore" di Rossetti - dal quinto canto dell'"Art Nouveau" di Giancarlo Petrella

Cantando andava, bella, la fanciulla
a cui un bel canto Pindaro commise
quando Proserpina irata lo prese
perché non un canto mai le diede; orme
cortesi vengono giustificate,
perché necessità altro non significa
che desio retro linëe celato.

Noi non siam cose che ovunque si spostano:
non uno spazio, un tempo, un’esistenza
diversi che da quelli d’or potrebbe
formarci; altri sarem stati se un altro
luogo, ora, vita abbrancati ci avesse;
avvolgon queste chiome questa pelle:
altro incarnato, altro crine, non puotesi.

Tutti sognan, l'istante tutti avvolge,
ma chi li unisce? Chi è l'union di sogni
di sensazioni, di vision, d’istanti,
dell'illusione, dell'eternità,
dell'immaginazione? Tanta è giòia,
che pur se mai nessuno scorto ha il sempre,
esso vien visto, per mezzo di lëi.

Degno il significare del silenzio
perché le cose dette, nulla valgono;
ma quando lor i suoni e i sensi crëano
e le immagini, eterno vagheggiare
di questi canti, allora, come ‘l peplo
verdognolo si posa su la pelle
di sogni bianca, così il dir sull’Essere.


di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Art Nouveau”
Proprietà letteraria riservata©

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