lunedì 13 giugno 2016

Epigrafe - dal terzo canto dell'"Art Nouveau" di Giancarlo Petrella

Si smorza la memoria come un sogno
diluito ai raggi del sole, infinita
appar di per sé ogni immago; pur sono
familiari i mastini infernali
quando la rude vecchiàia rimiro.

E dunque che sono? che sono queste
tombe? se non il segno del latrare
dell’Ade continuo, che orrido chiama
chi nella vita tanto confidò.
Si smorza il sole e le stelle si inoltrano
nell’indifferenza dell’esser; pare
la lapide alla luna più serena,
gli infernali cani smembrano le ultime
illusioni, e invecchiano pur le tombe.

Come quando l'uomo dal mondo l'eco
del pensiero riceve, così il primo
inverno che ti consegnasti, Èrika,
fu nuvoloso. Come queste tombe
corteggiate da sogni infranti e il vento
piano pian logora anche il marmo, anch’egli
cadrà nell’oblio: sbiadita epigrafe.


di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Art Nouveau”
Proprietà letteraria riservata©

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