martedì 2 giugno 2015

Sonetto votivo - dal terzo canto dell'"Art Nouveau"; di Giancarlo Petrella

Ho costituito questa composizione conservando del sonetto la divisione in due parti e la presenza di quattordici versi. Ogni parte è rimata seguendo questo schema: ABBCCBA; nel primo e l’ultimo verso v’è una parola-rima, nel secondo una sdrucciola come rima mascherata con l’ultima parola del verso. I troncamenti che ho posto li ho desunti dall’uso settecentesco.
L'Autore
Entrano in scena l’oblio, il divenire: l’elemento distruttivo.
Il tutto parrebbe provenire da uno sguardo colmo d’amore e di eternità; approdando nella giovinezza, richiamata e definita come triste parola: è la consapevolezza che il divenire distruggerà ogni cosa.

Questi occhi sembran, mirando, in eterno
a dar amore pronti: pare[1] dicano
la ragione del ché a la loro amica[2]
cedere non è dato[3] a una vil sorte,[4]
de le crudeli,[5] il ghigno, óre assorte
a smembrar Giovinezza, rosea antica
Dea;[6] in questi occhi, risanasi l’Eterno.[7]

All’infinito rendono una culla;[8]
come a la spene il proprio grembo, l’anima
pacata e dolce, l’usignolo (vani
pensieri) dona;[9] ah! giovinezza, triste
parola, fedeltà eppur in te esiste;
del mare i resti e della terra i cani
infernal rendono immonda la culla.[10]

[1]Ritengo che questo pare si ricolleghi all’idea di distruzione che pervade il canto; ovvero pur data la distruzione delle cose, gli occhi riescono a dar amore, ciò sembra, in eterno, dacché, interpretando i due punti quale inizio di una concessiva, essi spiegano come la fanciulla non cadrà nell’oblio (così ho interpretato vil sorte). Ndc
[2]Rima mascherata (dicano, amica) che lega i due versi in quanto non crea alcuna divisione ritmica, la piccola percezione della somiglianza fonetica li avvicina sensibilmente, senza interrompere la fluidità.
[3]Il darsi delle cose è ciò che definiamo fato.
[4]Smembramento quasi totale dell’ordine sintattico della frase. Ndc
[5]Durezza delle immagini, sicché durezza dei suoni (crudeli, ghigno etc.).
[6]La giovinezza viene definitiva rosea antica DeaNdc
[7]L’apparenza diviene realtà: non solo gli occhi danno amore e spiegano l’immortalità della fanciulla, ma in essi risanasi l’eterno. Ndc
[8]Dall’infinità temporale a quella spaziale; lì la distruzione, qui la malinconia è l’elemento distintivo. Ndc [9]Se nella prima parte l’ordine sintattico invertito “sfida” il tempo, ritengo che qui la rottura del periodo rappresenti uno “scontro” con lo spazio. Ndc
[10]Figura indicante il divenire. Ndc


di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Art Nouveau”
Proprietà letteraria riservata©

nb. L'introduzione e le note segnalate con la dicitura Ndc sono a cura di Nicoletta Pia Rinaldi - Proprietà letteraria riservata©

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