domenica 12 giugno 2016

Presso Le Rive del Garda - nono canto dell'"Art Nouveau" di Giancarlo Petrella

Come si desume dal titolo, la scena si svolge presso il lago di Garda; il poeta, sognando, incontra per prima la donna amata, la quale gli indica delle ombre che circondano la riva e che si rivelano essere degli “spiriti magni”, fra i quali spiccano, prendendo parola, Tacito e Luigi XIV; quest’ultimo, in veste di guida, così come appare nel secondo canto, conclude la prima parte dell’opera. Tutta la scena è caratterizzata da una gentilezza, cortesia e raffinatezza più volte evocata, oltre che da riflessioni che echeggiano le tematiche più squisitamente filosofiche.
Vi narro come un dolce sogno, presso
il Garda, avendo mirato il ciel, colsemi
come goccia che la gravità accoglie,[1]
qual desio che da sé imagini stilli;
e la prima figura ad apparire
fu[2] la danzatrice del mio pensiere,
che con li occhi movendo ógni cosa,
dona la speme a chi la mira d’essere
a sua volta, qual fiore e le api, visto.
Tempo fu di popoli che le stelle
venerarono, ponendo pie immagini
e belle forme, pure, e dei pensieri
la vita in esse; pur se il ciel or vuoto,[3]
deserti campi di lapidi d’astri,
un so che di amorevol nel mirarle
pervade il contrappunto del pensare.
Cerchi pur l’uomo ne li astri le origini,
ma voi, labbra nate per incitare
amore, il tempo, àvido vampiro,
allontanate; ché della mestizia
non lice chieder rinunce o ragioni,
né de la morte ne vogliamo addurre.
Questa odiosa morte è solo un pensiero,
non altro: non si ha d’essa un’esperienza;[4]
pur agita l’animo più del vitreo
essere[5] in cui il dir trascolora[6] in sensi:
le cose non si sfioran, ma il linguaggio,
vitrea immago, che trasparente ovunque
cose flette, guida le sensazioni,
governandole con leggi fonetiche.[7]
Tempo fu di popoli che non vollero
sotto l’aquila strisciare: cercando
libertà nel fuoco, arsero, da’ stemmi,
dalla vita fuggendo; dal credo orrido
fuggiamo che del mondo un regno d’ordine
pone e di ragioni, ai ricordi volgi
i pensieri; poi pur questi tralascia.[8]
Qual verità taciuta il ciel irreale,
come l’aurora cortese saluta
l’agapanto[9] col proprio insegnamento,10]
così si inchina al pensar questo lago;
siedi alla finestra, un pettine appoggi,
un velo si sostiene al tuo chiarore,
chiara come questo lago, montagne
all’orizzonte e per ogni dove onde;
ed ombre[11] d’intorno, con un velato
orgoglio,[12] fra lor solo,[13] come in vita,[14]
ragionano; le indichi e, indicate,
svanisci.[15] Io colsi fiori;[16] or ho ricordi.
Nel sensibile gli oggetti son dati,
non sembran favelle, sol cose pàiono:
morbide, dure, lunghe, larghe e spesse;
pur di tutto sol col dire[17] vediamo
li affetti[18] e la percezione si regola:
dal mondo l’uomo di parole èchi
accoglie. Abbandonati qual ricordo,[19]
memora che un giorno un fior si dischiuse
per lo tuo talento; e la man coglieva
nuove immagini pel votivo canto:
vanto nel reale non v’è, se non quello
che il pensar, e più il dire, ostenta forte.
Il reale (qual menzogna!) come dato,
non come visto, ancor più: anticipato
e nei sogni, pur nell’istante, creato:
l’occhio non altro compie che ‘l mirarsi,
ché un bacio si rivela più che un tocco
un’idea, e più che un’idea una parola,
e più che un verbo un suono che ‘l desïo
accompagna e sorregge nell’immagine:
il dir protegge l’essere dal nulla.
Ogni ora fugge, né l’attimo dura,
sol ricordi rimangono, pur sé
di poco fa;[20] questo[21] è perso, per sempre,
per sempre è perso l’attimo che sfiori;
e la memoria è forgiata più maggio
che dal pensiero, dall’idee e più ancora
dall’immaginazione, velo splendido[22]
tessuto prima che i bagliori fossero.[23]
Acque, regni di liberi pensieri,[24]
un’estate piovosa, ma virtudi
solitarie fluiscono:[25] costituiscono
morte ed eterno l’interiorità.[26]
Come un io cullato da trasparenti
parole,[27] in tal guisa formano le ombre
una corona alle rive del Garda;[28]
con un tono sempre più forte le odo,
dacché mi avvicino garbatamente.[29]
Come quando la lenta luna, e il cielo,
nel lago flettesi e un cigno solingo
naviga, l’immago sfiorendo, sfiora
così il dire l’udire;[30] così l’ïo,
al venir meno del detto, s’interna
in un puro desiderio pel sogno
che rattrista l’intelletto. Se forme
contorna un raggio, appare la parola,[31]
in tal guisa tento di nominare
le ombre varie;[32] e il mirar tal dignitate
al pianto me e i fiori conduce.[33] Sguardo
rorido e perlato: dal seno glauco
di Teti non li disviava il pensiere
ai romani di trovar perle tanto
belle fra le coste della Britannia.[34]
Un’ombra di bianco vestita,[35] a passi
liberi venendo, mi guarda e, ànimo
lieto, proferisce tali parole:
« Pagò duramente Tarpea il tradire,
da ambo[36] tradita e traditrice, figlia
di Spurio Tarpeo,[37] ancor prima Dea antica,[38]
precipitando per le gemme;[39] cade
funestamente nel passato l’ora:[40]
nulla si salva, neppur l’oblio stesso;[41]
ma il pensiero, la parola, l’immagine
s’ergon come barbari che la patria
difendono dalla ratio romana;[42]
e il moto calcolatore, che regni
diversi ammutolì, silenzio trova,
serenissimo silenzio ribelle. »[43]
Io rispondendo: « Ben dici; ma ho un duolo,
come un infante che non conoscendo
le parole le cose non possiede,
così ‘l tuo nome è oscuro e lo desidero. »[44]
Rispondendo con orgoglio, risponde
cortesemente:[45] « Romano son stato;
dei miei scritti dicesti un dì: “nel mondo
latino cose più belle non sono”;
di Calgaco cantài e di Agricola…»
Non appena intendo, e interrompendolo,
gli bacio l’anello, e lui con dolcezza
continua, e asprezza insieme:[46] « Ti conduco
umilmente al Sole »;[47] mi volgo verso
Colui che indicatomi e vedo tutti,
qual nobili e regnante,[48] stargli intorno
dimandando insegnamenti a Lui solo.
Le mie palme, avvicinandosi sempre
più a quelle ombre,[49] sfiorano la salsedine,
ma la mia attenzione ad altro si pone;[50]
mirate che di questi sassi solo
un suon vi rendo,[51] a me primariamente
nulla di solido, di già non sono.[52]
Il corpo pensa, il sole esiste: è tutto
materia, spirito non v’è; pur senza
le parole le forme non vi sono,
nulla compreso, le cose non viste,
l'insignificante scorre nell'essere,
né il Càos[53] sussiste perché una forma;
e la matera non è che un’idëa:
i sembianti neppur da sé son ombre.
Il sentire è un dire, ed ogni parola
un mondo più del mondo real significa.
Sconfinati oceàni di là[54]
dallo sguardo di Calgaco, di popoli
immensa libertà, assenza di terre
sconfinata e di pensieri; si spaziano
le immagini e qual luce dei riflessi
di chiome così agitano spontanei,
qual desii al mattino, i pensieri.[55] Nuoce
a tal delirio la ragione e ‘l sole;
e con la ragione oggi muore il mondo:[56]
se il dire prassi addivien, il suon Mondo
nulla esprime perché il Tutto non è atto;[57]
e fantasma rimane questo termine.[58]
Di anemone intatte l'inverno inflora;[59]
prima del ghigno del bòia,[60] del sempre
la solitudine tradurrà solo
insensatezza,[61] perciò il desiderio
s’interna nell’istante,[62] e il globo al tempo
affidato, dal pensiero avvinghiato,
sconforta gli animi.[63] Terminerà
il mondo, e non è dato di vedere
alle stelle il termine delle cose;[64]
nessun dispera che in un picciol globo,
infinitesimo spazio col corpo
le azioni occupando, ché l’estensione
data sia nulla; mentre se di un attimo
parte siamo, se di colossi d’ere
non disponiamo, disperati siamo:
un peso la vita e il desio angosciante
del suo perpetuarsi forzatamente,
in tutti i modi, nelle ere, bramiamo;[65]
pur se fra nubi di accidia e sospiri[66]
del quotidiano, eletto,[67] si respira.[68]
Pur[69] noi umiltà e divino, abisso,[70] uniamo;
perciò innanzi il sagrato dell’istante
conduci, prima che ‘l Nulla proclami
il suo regno, i nostri baci. Nel mezzo[71]
del Chiemsee[72] sorge una pallida immago,[73]
pur non per tal copia[74] s’agita l’Ombra:[75]
« Fra le mille fontane che concessi,[76]
dopo la Nostra morte, l'empio popolo
di Francia, non già le arti e i modi austeri
obliarono, ma ratti (con l'orrendo
crimine a' Numi: i lor sovrani a morte
posero) il sacro diritto a nomare
Sole un uomo fra gli uomini; fra pallidi
astri, si suol nominar sì 'l più fulgido:
di piombo e di rame il palazzo al Nostro
concepimento,[77] dagli antri del nulla
oscuri, immago eccelsa traemmo fore[78]
come la gravità si finse il tempo.
Gocce di là dal globo ivi, immense isole
nel mar blu arcano,[79] vive il Crisantemo;[80]
non reggitor di popolo,[81] pur simbolo
puro, non le divine man fra bolge
di editti, ma nel proprio lume quietasi,
fra antichissimi nomi di altri Dèi:
se si ha una domanda, si dà un linguaggio,
se si danno uomini, si han differenze. »[82]
Concluse l’Ombra Santa[83] e Venerabile.[84]

[1]Raramente il poeta fornisce dei riferimenti temporali, spaziali e causali, tuttavia questi si rivelano vaghi. Ndc
[2]Uso molto raro dei verbi coniugati al passato, essi marcano ancora di più la vaghezza caratteristica del componimento. Ndc
[3]Avvento del nichilismo astronomico.
[4]Vien tramandata, appresa, non vissuta.
[5]L’esistente che si lascia pur dire e non ha una consistenza duratura.
[6]Diviene, trascolora, perdendo la sua natura.
[7]La parola è primariamente un suono.
[8]Canto V, 3: « […]l’uomo/si interna nei ricordi sparsi cerca/dal soleprotezione; lo delusero». Ndc
[9]Canto VI: «neve dell’agapanto cortese emula». Ndc
[10]Giacomino Pugliese, Morte, perché m'hai fatto si gran guerra, v. 28: «lo vostro insegnamento e dond'è miso»: insegnamento nel significato di perfetto comportamento.
[11]Individui che, in quanto appaiono in un sogno, sono ombre; è possibile intendere ombre anche nel senso di morti, fantasmi. Ndc
[12]Canto II: «co' riserbo, e pur non velato orgoglio». Ndc
[13]V’è comunicazione solo fra persone dello stesso rango.
[14]Pertanto si tratta di morti; si può forse concepire vita nella specificità di sottolineare che tali ombre ragionino come se fossero vivi, non soltanto in un sogno. Ndc
[15]Svanisce la donna che prima è stata descritta, la danzatrice. Ndc
[16]Canto III, 3: «nei sogni fior raccolsi[…]». Ndc
[17]Per mezzo del linguaggio. Ndc
[18]Le qualità. Ndc
[19]Il memorare significa abbandonarsi, non al passato, ma all’immaginazione.
[20]Il linguaggio eternalizza, l’esistente ha come scopo il nulla: l’oscillazione fra queste due percezioni ha costituito questi versi.
[21]L’istante. Ndc
[22]Canto VIII, 2: «che copre, qual velo splendido prima/dei tempi tessuto,la verità». Ndc
[23]Canto II: «prima che ‘l tempo ed i bagliori fossero». Ndc
[24]Il lago di Garda. Ndc
[25]L’estate del 2014 è stata caratterizzata da intemperie e da disagi atmosferici; inoltre l’Autore ha trascorso la maggior parte del tempo a rielaborare e approfondire autori e tematiche a lui cari. Ndc
[26]L’interiorità significa la percezione della morte; significa la percezione che qualcosa di eterno nell’esistente debba pur esserci.
[27]L’elemento della purezza, che si trasmuta nella chiarezza delle parole, è un giovamento per la mente. Ndc
[28]Queste ombre sono posizionate tutte intorno alle rive del Garda. Ndc
[29]La narrazione viene accennata. Ndc
[30]In tutto questo canto vi è un’atmosfera dai modi cortesi, garbati, settecenteschi mista a una bellezza velata e non ostentata tipica del neoclassicismo. Ndc
[31]Il vedere significa un nominare.
[32]Indistinte. Ndc
[33]Questa dignità comporta un’emozione così intensa.
[34]Secondo alcuni i Romani avrebbero iniziato a interessarsi della Britannia per le perle delle sue coste. Ndc
[35]Mi apparve dal nulla come in un sogno.
[36]Sia i Romani, che i Sabini la tradirono e lei fu traditrice di entrambi.
[37]]Custode del Campidoglio al tempo di Romolo.
[38]Per taluni, Tarpea è una divinità antica venerata presso il monte Tarpeo, una delle cime del Campidoglio.
[39]Causa del suo tradimento.
[40]Come Tarpea cadde, così l’ora cade: il tempo scorre. Ndc
[41]Canto VI: «All'oblio tutto cede, ne la notte/traducesi tutto, similemente». Ndc
[42]Tacito, come nell’Agricola, critica il colonialismo romano. Ndc
[43]Delle vestigia romane pur sempre rimangono.
[44]Di nuovo si ripresenta il tema del linguaggio e della sensibilità. Ndc
[45]Tutti i gesti, come i toni, sono di natura cortese. Ndc
[46]Non viene rivelato il suo nome, Tacito, dacché è stato riconosciuto, dunque parla di altro. Ndc [47]Re Luigi XIV.
[48]Come in una corte, il componimento è indirettamente un inno alla monarchia. Ndc
[49]Tutta la scena è finalizzata all’incontro con queste ombre. Ndc
[50]Tralasciando le cose materiali. Ndc
[51]Suon per parola; oppure si sottolinea l’assunto che le parole, prima d’essere un elemento intellettivo, implicano un fatto empirico: il loro suono. Ndc
[52]Sia nel senso che è già trascorso un altro attimo, rispetto a quello inerente l’esperienza che li riguarda; sia che non sono, perché ciò che rimane è la parola che li designa. Quest’ultima interpretazione spiegherebbe i versi successivi. Ndc
[53]Il Caos è prima di tutto una forma d’essere.
[54]Questa sezione del componimento affronta lo sconfinato nel concetto di libertà, nel mondo e nel tempo. Ndc
[55]Tipica unificazione dell’elemento naturale, elegiaco e spirituale; inoltre è presente una grande attenzione per i gesti quasi teatrali. Ndc
[56]Il tema del mondo precede il tema della vastità del tempo che verrà trattato a breve nei versi successivi. Ndc
[57]Se il linguaggio diviene prassi, le sue parole, sono vincolate dall’agire umano, pertanto la parola mondo non possiede denotato alcuno, perché il Tutto non si riduce a una prassi.
[58]Come i fantasmi non hanno corporeità, così questa parola, mondo, non avrebbe significato. Ndc
[59]È uno dei versi che più caratterizza il mio scrivere.
[60]Della fine dei tempi.
[61]L’infinità dell’universo non presenta significato alcuno.
[62]Il desiderio, in risposta all’insensatezza del sempre, s'interna nell’istante. Ndc
[63]Il tempo, il pensiero, le cose sono il nemico dell’anima.
[64]Pur le stelle periscono.
[65]Nessuno si lamenta perché non occupi tutti gli spazi; mentre del tempo concessogli, se ne angoscia continuamente, sempre poco rispetto alle proprie aspettative, alle proprie esigenze. Ma come viene detto nei versi successivi, la maggior parte della vita si trascorre nel quotidiano, che è scelto e nell’accidia: da un’osservazione esistenziale, il piano è passato a osservazione morale. Ndc Sussiste una grande differenza fra la limitatezza spaziale e quella temporale: anche nel finito l'organismo si rivela incapace di adeguarsi, tuttavia gli è più lecito considerarsi finito che mortale: accetta con qualche remora di non essere ovunque, ma gli è impossibile credere al termine del suo essere.
[66]Sospiri lamentosi. Ndc
[67]Ognuno sceglie come invecchiare, se per vecchiaia intendiamo la quotidianità che sfiorisce la vita.
[68]Si sopravvive. Ndc
[69]Pur certamente diverso da quello dei versi precedenti. Ndc
[70]Abisso è il sottotitolo della prima edizione de La Morte del Tempo; qui può sia significare che v’è un abisso fra l’umiltà e il divino oppure che questa unificazione consiste nell’abisso. Ndc
[71]Stacco che conduce all’ultima scena del canto e alla conclusione di questa prima parte dell’opera. Ndc
[72]Grande lago della Baviera. Ndc
[73]Il castello di Herrenchiemsee, costruito da Ludwig II di Baviera a imitazione della reggia di Versailles. Ndc
[74]Imitazione. Ndc
[75]Il poeta, avvicinandosi sempre più garbatamente, è ora al cospetto di Luigi XIV. Ndc
[76]Un Sovrano concede, non dona.
[77]Quando Luigi XIV nacque, Versailles era ben diversa. Ndc
[78]Canto VII: «nasce dalla Notte 'l canto e da sé/splende»; l’attocreativo proviene dal nulla, perché “prima non era” e da se sigiustifica. Ndc
[79]Il Giappone: molte sono le leggende a riguardo dello strettissimo rapporto fra la nascita delle isole che costituiscono questa nazione e l’oceano arcanoNdc
[80]Sua Maestà Imperiale Akihito: il più grande Sovrano della storia evoca l’ultimo imperatore vivente.
[81]L’imperatore non prende parte alla vita politica. Ndc
[82]L’unicità dell’Imperatore rimanda all’unicità, e alle differenze, degli uomini.
[83]I Re di Francia hanno sempre sentito il proprio potere come direttamente disceso dalla Volontà di Dio, già a partire dalla dinastia dei Carolingi.
[84]A differenza di quanto avvenuto con Tacito, Luigi XIV non viene interrotto e parla esclusivamente lui. Ndc


di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Art Nouveau”
Proprietà letteraria riservata©

nb. L'introduzione e le note segnalate con la dicitura Ndc sono a cura di Nicoletta Pia Rinaldi - Proprietà letteraria riservata©

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